sabato 3 agosto 2013

Abusi e torture: ordinaria amministrazione


Mentre continuano gli arrivi dei nostri fratelli/sorelle nella nostra Sicilia, la situazione nei centri di detenzione è sempre più esplosiva, anche perché come detto mesi addietro la macchina organizzativa non è stata pensata per l’accoglienza come “progetto integrativo” ma come sempre in emergenza. E oggi si ripresentano come ogni anno le difficoltà dell’accoglienza……..ma ovviamente chi paga le conseguenze di tutto ciò sono i migranti!!
Vogliamo sottolineare le difficoltà che continuano dal punto di vista sanitario dei Cie, dei CARA, dei CSPA ecc….e di tutte le strutture che sono disseminate nel territorio siciliano che sono rimasti aperti dopo la fine dell’emergenza nord africa, ed a cui le istituzioni (per esempio a Palermo) inviano i migranti che non trovano posto nelle strutture ministeriali.

Dal monitoraggio che effettuiamo in tutta l’isola riscontriamo sempre più problemi di salute non risolti per due motivi principali:
1)    I migranti non abbandonano il posto di lavoro (nel più assoluto sfruttamento e in condizioni di totale miseria) per non perdere la misera paga giornaliera;
2)    Sempre più spesso per paura di venire “scoperti” dalle forze dell’ordine i migranti non si fanno curare con conseguenze anche nefaste.

I casolari intorno ai cara sono sempre più affollati sia per avere un aiuto dai connazionali che sono dentro i centri (spesso e volentieri passano il cibo ai più disperati….) e anche perché i “capolari” tutte le mattine un giro intorno ai centri lo fanno sempre per “affittare” per un giorno la disperazione dei ragazzi che sono disposti a tutto per 12/16 ore di lavoro (per 15 - 20 euro).

Questo sistema crea molti problemi di salute come ci ha detto il dottor Affronti che dirige l’ambulatorio migranti del policlinico di Palermo; il dottor Affronti ci ha confermato un dato che avevano riscontrato durante l’incontro con emergency e cioè che le provincie di Trapani ed Agrigento sono sprovviste di presidi sanitari capaci di rispondere alle esigenze dei migranti (numerosi in queste province sia per punto di approdo sia per presenza di centri di detenzione).
I migranti per curarsi come si deve (dovrebbe essere un diritto di tutti) dovrebbero farsi tantissimi chilometri e spendere tanti soldi per recarsi a Palermo, unica città (insieme a Catania) ad avere una copertura completa dal punto di vista sanitario.
Il dottor Affronti presidente della S.I.M.M. (società italiana di medicina delle migrazioni) ci ha detto che sono in cantiere dei progetti proprio nel trapanese e nell’agrigentino (ma ci vogliono medici che mettono tempo e cuore) per tappare una falla enorme del sistema sanitario.

Invece per quanto riguarda i CIE il dottor Affronti è stato molto duro;
in questi “luoghi non luoghi” vi è una deprivazione esistenziale e giuridica, l’incertezza e la paura sono esasperate da mesi di attesa opprimente ed incomprensibile…sono sempre più numerose le denuncie (quando gli avvocati riescono a interagire con i propri assistiti)  sulla vita dentro i CIE con maltrattamenti che spesso restano impuniti.
Questa situazione dal punto di vista clinico si trasforma nei CIE in una totale interruzione di qualsiasi percorso terapeutico, anche perché non esistono concorsi pubblici per i medici che operano nei CIE, ma i “dottori” vengono “chiamati” dagli enti gestori spesso senza le competenze specifiche in campo trans-culturale - una chiamata diretta a tempo determinato e con stipendi spesso molto remunerativi e allettanti. La conseguenza di tutto ciò è la complicità del medico (legato all’ente gestore) nel coprire eventuali violenze e con l’autorizzazione o il silenzio assenso nell’utilizzare psicofarmac per mantenere calma la situazione o per sedare eventuali rivolte!

Tali limitazioni nelle procedure producono conseguenze molto gravi in termini di tutela della salute individuale e collettiva, in particolare per coloro che necessitano di cure essenziali anche continuativo, per patologie a carattere infettivo (nei CARA la situazione migliora un po’, ma le difficoltà sono sempre le stesse come i risultati sulla salute dei migranti).

Nell’ambulatorio diretto dal dottor Affronti accedono tantissimi migranti con una percentuale che si avvicina all’80% di migranti senza nessun documento; le patologie non sono etno-culturali o esotiche, ma come per gli autoctoni sono malattie da degrado e da esclusione sociale.

Inoltre sono in forte aumento le pratiche medico legali che nell’ambulatorio del policlinico in collaborazione con un pool di avvocati si portano avanti (specialmente per le vittime di tortura che richiedono protezione internazionale) anche con un supporto psicologico.
Appunto per il fatto che sono in vertiginoso aumento aborti, abusi sessuali, torture ecc. da qualche tempo è stato istituito un ambulatorio di etno psichiatria diretto dalla dottoressa Monti, che permette di dare un risposta ad un problema sempre più rilevante che aumenta esponenzialemente con il passare dei giorni ed a cui le istituzioni non riescono (o non vogliono) mettere freno.

Alberto Biondo per Borderline Sicilia