venerdì 20 settembre 2013

Lampedusa: le nuove pratiche di soccorso in mare e le proteste degli Eritrei

Martedì 17 settembre, 115 migranti di origine sub-sahariana, di cui 36 donne (3 in stato di gravidanza) e 3 bambini, sono stati soccorsi verso le 13 circa da un cargo battente bandiera liberiana, che ha effettuato il trasbordo dei migranti sulle due motovedette della capitaneria a poco meno di un miglio dal porto di Lampedusa, di fronte punta sottile.
Quello dell'utilizzo del mercantili è, come spiega il Comandante di Vascello G. Cannarile, un modus operandi di salvataggio a tutela della salute e del benessere del migrante soprattutto adesso che le condizioni del tempo stanno peggiorando e l'inverno è alle porte. I mercantili possono infatti garantire, durante le operazioni di salvataggio e trasferimento, servizi igienici, docce e posti al coperto. 
Sono lontani gli anni in cui sanzioni penali molto severe dissuadevano anche le navi mercantili a prestare aiuto ai 'naufraghi' . Secondo il diritto internazionale ogni Stato può infatti obbligare i comandanti delle navi a prestare assistenza in mare e a soccorrere chi si trova in una situazione di pericolo.
I migranti hanno però molto timore a salire sulle grandi navi per paura di essere direttamente rimpatriati. E' per questo che i trasbordi sui mercantili sono difficili o a volte impossibili.
Ne è un esempio ciò che è accaduto lo scorso 26 agosto quando, ricevuta comunicazione che la nazionalità dei migranti soccorsi a 40 miglia da Lampedusa era eritrea, il comando di Roma ha dato l'ordine a un mercantile che batteva bandiera panamense, diretto verso il Nord Europa, di effettuare il salvataggio senza fermarsi sull'isola. Dato il categorico rifiuto dei migranti di salire a bordo per paura di essere immediatamente rimpatriati, non si è avuta altra scelta che trasbordare tutti sulle motovedette della Guardia costiera per poi essere condotti a Lampedusa.
Sembra inoltre che sull’isola ci sia una certa preoccupazione riguardo le proteste pacifiche che i richiedenti asilo eritrei hanno instaurando in questi ultimi mesi, rifiutandosi di rilasciare le proprie impronte digitali nella speranza di andar via dall'Italia senza lasciare traccia, chiedendo un cambiamento del regolamento Dublino che li obbliga a richiedere asilo presso il primo paese di arrivo.
Nonostante vi sia comprensione circa la validità della richiesta di una simile libertà di scelta, il sindaco di Lampedusa e Linosa, Giusi Nicolini, afferma che quello che i migranti eritrei stanno ponendo è un problema serio, difficilmente affrontabile nel nostro paese e in special modo a Lampedusa.

Marzia Trovato
Borderline Sicilia Onlus