domenica 29 settembre 2013

Non chiamatela ACCOGLIENZA!

Nella giornata di ieri siamo stati nel trapanese e nel marsalese a seguito di una serie di segnalazioni di migranti “accampati” nelle campagne in cerca di lavoro e di sistemazione.
In questo periodo infatti, ed ancora per una quindicina di giorni, in questa zona si svolge la vendemmia.
Quale migliore occasione per sfruttare un migrante che cerca di sfamarsi?
Abbiamo visto tantissime persone per le campagne specialmente di Marsala, senza nessun alloggio, senza cibo e senza soprattutto servizi igienici. Le condizioni igienico – sanitarie di queste piccole tendopoli sono pari a zero; nessuna presenza delle istituzioni!

Prima di recarci a Marsala abbiamo fatto un primo giro per le strutture istituzionali per migranti del Trapanese.
Siamo passati al CIE di Milo, dove gli operatori presenti ci hanno confermato le continue fughe giornaliere e le conseguenti sommosse e rivolte.
“Il centro è un colabrodo” continua a ripetere un operatore, e i militari presenti sono inermi perché ridotti nel numero non riescono a monitorare.
Il paradosso del CIE di Milo è l’emblema dell’accoglienza in Italia: all’ente gestore è stato revocato il contratto, ma per legge può continuare a gestire il CIE fino al 11 ottobre.
Questa situazione assurda ha contribuito a rendere la vita ancora più infernale, invivibile. La colazione viene servita intorno alle 12 e il pranzo alle 16 (avviene sempre più spesso). La quantità di cibo è sempre più ridotta mentre la qualità sempre più scadente.
Attualmente si trovano 140 persone trattenute, anche se date le fughe il numero giornaliero tende a diminuire.
Il maggiore problema riguarda le cure medihea adeguate. Nel CIE infatti ci sono diabetici insulino dipendenti, ipertesi eccetera, soggetti cioè  con patologie che richiedono uno costante controllo medico e una nella terapia puntuale, ma quando ci sono rivolte o fughe spesso e volentieri i migranti presenti denunciano la mancata somministrazione delle terapie con conseguenze che possono essere letali.
Inoltre la prefettura (che probabilmente effettuerà un’aggiudicazione diretta al prossimo ente gestore) ha provveduto a pagare gli arretrati degli stipendi degli operatori del CIE.

Abbiamo poi fatto un giro al CARA di Salinagrande i migranti sono sempre in sovrannumero (350) in totale promiscuità (ci sono diverse donne e un paio di famiglie con bambini).
Anche al CARA ci sono problemi igienico sanitari irrisolti con il cibo che spesso provoca disturbi gatstrici (colpa del cibo o delle precarie condizioni psicologiche di molti?) e non si riesce a trovare una sistemazione diversa per i migranti che soffrono di patologie croniche gravi.
Abbiamo anche incontrato i migranti “stipati” nella palestra “Buscaino” adiacente al porto di Trapani. Per i 44 migranti presenti (dei 100 in origine) i tempi di permanenza superano i 30 giorni. In questa altra paradossale struttura di “non accoglienza” anche i volontari della protezione civile e le forze dell’ordine ci chiedono aiuto per sostenere i migranti. Da più di una settimana nessun medico si presenta in palestra e mancano anche le medicine. Sono le forze dell’ordine e i volontari a comprarle e a curare i migranti (fanno anche le iniezioni).
Un responsabile della protezione civile ci dice chiaramente che i migranti presenti sono abbandonati da tutto e da tutti; mancano le coperte (comincia a far freddo) e anche le scarpe.
Ma la cosa inquetante è la presenza di Frontex. Proprio così. Operatori di frontex dialogavano con i ragazzi presenti nella palestra e mostravano loro foto e mappe. Probabilemente il personale di Frontex svolge il lavoro a loro assegnato, cioè verificare le rotte dei flussi migratori, ma senza un’adeguata chiarezza di ruoli, perché i migranti sono convinti di chiedere protezione internazionale rispondendo alle loro domande.
Per non parlare delle condizioni psicologiche di tanti ragazzi (molti giovanissimi) che sono costretti, ci dicono, a rimurginare sia di giorno sia di notte sulla loro vita, visto che l’unica possibilità che hanno è quella di fare una passeggiata due volte al dì al porto scortati dagli agenti.

La nostra giornata si è conclusa fra le campagne di Marsala. Prima abbiamo visitato il centro Sprar in
contrada Perino, luogo spettrale in cui il comune dovrebbe fare dei lavori di ristrutturazione e l’ente gestore  (Solidalia) progetti di integrazione. Ma purtroppo non abbiamo visto nulla di tutto ciò.
Di fronte al centro ci è apparsa la prima tendopoli, in cui erano presenti anche minori che, da più di un mese, vengono rimandati indietro dalla questura di Trapani. Sarebbero in attesa di fotosegnalamento in quanto richiedenti asilo.
Nei dintorni si trovano altre tendopoli e caseggiati abbandonati, occupati dai tantissimi migranti che conoscono benissimo i punti in cui la mattina presto i caporali fanno le “assunzioni”.
In una piccola tenda dormono circa 4/5 persone, senza acqua né servizi igienici. Qui l’aria diventa veramente irrespirabile, e le condizioni di salute, sia per la durezza del lavoro sia per le difficoltà realtive agli alloggi ed al vitto, sono davvero precarie.
In questi luoghi ovviamente non esiste alcuno screening sanitario per i migranti, la maggior parte dei quali sono richiedenti asilo che arrivano dal Cara di Salinagrande.
Questa non è accoglienza! 

Alberto Biondo (testo e foto)
Borderline Sicilia Onlus