lunedì 14 ottobre 2013

Continuano gli arrivi a Lampedusa. La testimonianza dei superstiti del naufragio dell’11 ottobre scorso: “i Libici ci hanno sparato”

 Lampedusa continua a ricevere migranti, provenienti principalmente dalla Siria e dal Corno d’Africa ma anche da alcuni paesi dell’Africa occidentale, tra cui in particolare il Ghana. L’altra notte, al molo Favaloro sono giunti, trasportati dalle motovedette della Guardia Costiera, 14 migranti di origine somala ed eritrea che si trovavano sul fondo di un barcone che imbarcava acqua a largo della Libia. Alcuni Somali giunti a Lampedusa raccontano che tutti i migranti in fuga sono stati trasbordati dal barcone in un nave non identificata, con personale libico e bengalese, per essere ricondotti in Libia, ad eccezione però di 14 di essi, incapaci per le condizioni fisiche di risalire in superficie dalla stiva in cui erano stati disposti. Essi sarebbero poi stati abbandonati nel barcone in mare fino a essere stati avvistati dalle nostre motovedette.


Nel pomeriggio e nella serata di ieri, alcuni migranti sono riusciti a raggiungere le acque dell’isola fino ad essere avvistati a pochissime miglia dal porto, cosi come il grande barcone giunto stamattina all’alba, con a bordo circa 150 siriani e siropalestinesi, tra cui 15 bambini. Il CSPA dell’isola torna così ad essere saturo, raggiungendo il livello di sovraffollamento di una settimana fa; attualmente sono ospitati circa 950 migranti di cui 75 circa bambini. Stamattina è stato fermato il presunto scafista di questo barcone; si tratterebbe di un tunisino in grado di parlare italiano, noto già agli operatori dell’isola perché fermato precedentemente altre 4 volte, ma riuscito sempre a cavarsela con qualche fermo e sanzione pecuniaria.

Continuano intanto le procedure di trasferimento delle bare contenenti le vittime eritree del naufragio dello scorso 3 ottobre. Una folla di operatori, giornalisti e famiglie delle vittime si è radunata intorno al punto del trasbordo presso il molo commerciale. Tanta l’indignazione dei parenti e degli stessi sopravvissuti che hanno voluto essere presenti per un ultimo addio alle salme dei connazionali: tra la commozione generale, infatti, tante son state le urla di dolore e rancore, ma anche l’ansia di coloro che ancora non hanno trovato la salma del loro familiare, o non la hanno nemmeno potuta riconoscere, e tanta la spossatezza in chi cerca affannosamente risposte per dare un senso a questa tragedia ancora oscura.

Continuano infatti le testimonianze circa le dinamiche, ancora poco chiare, del naufragio a largo della Tabaccara. Ieri, tra la calca formatasi di fronte all’ingresso della Caserma dei Carabinieri di Lampedusa per l’identificazione delle vittime, alcuni superstiti confermavano, con qualche ulteriore precisazione, quanto già riportato precedentemente sul presente sito. Una nave grande e altre navi più piccole di “plastica”, riferiva ieri un superstite, e di colore rosso chiaro, si sono avvicinate al barcone la notte della tragedia facendo due giri intorno ad esso prima di sparire nel buio. Il comandante aveva già esaurito le torce luminose per l’SOS e non poteva riaccendere il motore appena spento. A quel punto un migrante, temendo di aver perso l’unica chance di essere salvati, avrebbe dato fuoco con un accendino a un panno, agitandolo con la mano nella speranza di farsi avvistare. I vestiti del migrante avrebbero quindi preso fuoco, e nel tentativo di salvarsi, questi avrebbe gettato il panno per terra dando fuoco all’intera imbarcazione di legno.

Si susseguono inoltre le testimonianze relative anche alla dinamica del naufragio di venerdì sera, avvenuto in acque maltesi ma a 70 miglia da Lampedusa. Uno dei superstiti giunti sull’isola la sera stessa della tragedia, riferisce oggi che l’imbarcazione, su cui erano presenti circa 450 migranti tutti di provenienza siriana e siropalestinese, sarebbe stata affiancata da un nave libica, da cui 4 persone armate di fucile avrebbero sparato contro i profughi. Una volta allontanatasi la nave, il barcone avrebbe riportato danni e, pur proseguendo la navigazione, avrebbe cominciato ad imbarcare acqua, sbilanciandosi tanto da arrivare a pendere quasi perpendicolarmente sul mare fino a inabissarsi.

Borderline Sicilia è attualmente impegnata su entrambi i fronti, cercando da un lato di sostenere le vittime dei migranti eritrei morti nel naufragio di undici giorni fa nell’identificazione dei corpi dei loro cari, e dall’altro, di aiutare, in collaborazione con gli operatori dell’OIM e della Croce Rossa Italiana, i superstiti siriani e palestinesi ospiti al CSPA a mettersi in contatto con i familiari trasferiti a Malta.
Sembra intanto non aver fine l’ondata di arrivi che sta coinvolgendo l’isola, dal cui molo escono in continuazione sia le motovedette della Guardia di Finanza che i SAR della Capitaneria di Porto. Tutto questo mentre proprio oggi, in Consiglio dei Ministri si sta discutendo del rafforzamento del pattugliamento delle acque del Canale di Sicilia, che dovrebbe partire proprio in questi giorni, con l’obiettivo, pare, di avvistare il prima possibile tutte le imbarcazione per scortarle a destinazione. 
Non si è ancora parlato infatti, nemmeno durante la visita dei vertici del governo italiano e della Commissione
Europea della settimana scorsa, di respingimenti in mare. Cosa che deve aver infastidito un attivista della Lega Nord, che gira per l’isola armato di bandiere del Carroccio tra l’incredulità e l’indignazione dei Lampedusani e degli operatori, esortando con le sue urla all’allontanamento dei migranti, in un momento in cui la comunità locale dà invece grande prova di condivisione di dolore, mettendo a disposizione cibo, vestiti e in alcuni casi le proprie abitazioni. 


La Redazione di Borderline Sicilia Onlus