giovedì 10 ottobre 2013

Strage di Lampedusa: le testimonianze dei sopravvissuti. Cronaca delle proteste degli isolani alle passerelle dei politici

Il Presidente della Commissione Europea José M.D. Barroso e la commissaria europea agli Affari Interni Cecilia Malmstrom, accompagnati dal Premier Enrico Letta e dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano, sono giunti ieri a Lampedusa accolti da un coro di proteste che li ha accompagnati nelle diverse tappe della loro visita sull’isola.
Diversi lampedusani muniti di cartelloni si sono infatti radunati dapprima al molo Favaloro (dove vengono fatte attraccare in genere le motovedette cariche di migranti e dove si sono recati in mattinata le autorità in visita), e successivamente di fronte alla sede del Comune, dove si è svolta una riunione con l’amministrazione locale. I manifestanti hanno esortato la delegazione a far visita al CSPA di Lampedusa, dove sono ospitati al momento circa 900 migranti a fronte di una capienza massima di 250 ospiti. L’invito è stato subito colto e rilanciato dal sindaco Giusy Nicolini che ha insistito affinché venisse effettivamente cambiato il programma, permettendo alle autorità di recarsi presso il centro di prima accoglienza. L’esortazione è stata poi accolta dal Prefetto Francesca Ferrandino che alla fine ha acconsentito, visto anche l’interessamento del Premier Letta.

Intanto continuano, ma molto al rilento, i trasferimenti verso la Sicilia a causa, a quanto pare, anche delle difficoltà nell’identificazione degli ospiti: meno di 70 i migranti trasferiti nella giornata di ieri. Al centro di accoglienza, molti Siriani ed Eritrei (dunque gran parte degli ospiti) opporrebbero resistenza al rilevamento delle impronte digitali, per evitare di essere poi costretti, conformemente al regolamento di Dublino, a presentare domanda d’asilo in Italia e non poter così raggiungere i paesi del centro e nord Europa dove vivono molte delle loro famiglie o dove semplicemente vorrebbero essere lasciati liberi di andare. A complicare le procedure di trasferimento, affermano alcuni addetti del centro di accoglienza, anche la varietà delle tipologie di migranti giunti negli ultimi sbarchi: nazionalità diverse, minori non accompagnati, nuclei familiari con figli, adulti singoli, ecc.

Ad ogni modo, il sovraffollamento del centro e le condizioni precarie cui sono tenuti gli ospiti, sono oggetto delle critiche di parte della società civile lampedusana. Molte famiglie dell’isola hanno chiesto e dato disponibilità di ospitare in casa quantomeno i minori e le famiglie con bambini. Di questa ipotesi si è discusso ieri pomeriggio in seduta al consiglio comunale, ma l’attesa delibera, sostenuta con entusiasmo dal presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta, anch’egli presente sull’isola, non è stata alla fine approvata, essendo la questione di competenza del Ministero dell’Interno che dovrebbe concedere una speciale autorizzazione.

Cresce intanto il dibattito politico sulla revisione delle normative italiane ed europee in materia di immigrazione ed i primi segnali sembrano essere riconosciuti anche da alcuni dei manifestanti stessi. Barroso ha infatti predisposto lo stanziamento di 30 milioni di euro per l’Italia, mentre il Premier Letta, costretto a non pochi equilibrismi verbali per non urtare nessuna delle differenti sensibilità che compongono il suo governo, ha promesso una ridiscussione della leggi Bossi-Fini. Parole cui sembra aver risposto insolitamente subito il Parlamento; la Commissione Giustizia del Senato ha infatti approvato in serata un emendamento che eliminerebbe il reato di clandestinità.

Continuano le operazioni di recupero dei cadaveri da parte dei sommozzatori; fino a ieri sera, all’incirca una trentina i corpi contenuti ancora nella stiva, mentre 295 circa quelli ritrovati e riportati in superficie. Ancora un alone di mistero avvolge invece le dinamiche dell’incidente e delle operazioni di salvataggio nella mattina della tragedia. Un giovane migrante interpellato ieri racconta di aver chiaramente visto due volte verso le tre/quattro circa del mattino tre navi piccole e una grande nave piena di fari girare intorno al barcone già giunto in prossimità della costa, per poi vederle andarsene nel buio. Nel timore di allontanarsi e non essere più notati dalle imbarcazioni italiane (qualcuno tra i migranti avrebbe indicato quelle come navi italiane), il comandante avrebbe dato fuoco con della benzina a un grande telo nel tentativo farsi notare. Ma la grande fiammata avrebbe poi causato il panico e l’agitazione dei migranti stessi, non tutti al corrente di quanto egli stesse facendo, e il conseguente sbilanciamento del barcone. Il migrante riferisce di aver trascorso diverse ore in acqua, nuotando nel carburante riversato in mare e gridando insieme agli altri per farsi sentire, fino a che un Lampedusano lo ha tratto in salvo, concedendogli la possibilità di essere vivo a raccontare i fatti. Fatti, immagini, suoni che, riferisce un altro migrante sopravvissuto alla tragedia, riecheggiano nella testa senza sosta: “non riesco a dormire, non riesco a pensare ad altro, nulla cancellerà mai dalla mia testa i volti e le grida dei miei amici che urlavano aiuto!”.

La Redazione di Borderline Sicilia Onlus