martedì 19 agosto 2014

IL CENTRO DI ACCOGLIENZA DON PINO PUGLISI, QUANDO LE RISORSE ESISTONO MA SI SPRECANO



In via Francesco Del Pino, una traversa nascosta di via Gelso Bianco, nel quartiere catanese di Zia Lisa, è situato il centro di accoglienza Don Pino Puglisi, bene confiscato alla mafia nel 2002, che il Comune di Catania ha concesso in comodato d’uso al Centro Astalli nel dicembre 2013, dopo un’odissea burocratica lunga diversi anni. La struttura, infatti, era già stata affidata al Centro Astalli nel 2006 e poi chiusa nel 2009 poiché considerata non a norma.


Vengo a sapere dell’esistenza di questo centro il giorno dopo lo sbarco del 12 agosto a Catania, quando due giovani siriani mi mostrano un foglietto spiegazzato con un indirizzo scritto a penna: è il luogo dove è stata portata la sorella, incinta, di uno dei due. Cerco di informarmi tra le Forze dell’ordine e i volontari del Palaspedini ma niente, nessuno sembra conoscere la struttura.Decido così di recarmi personalmente sul posto. Siam poco distanti dal centro commerciale “Le Porte di Catania”, ma non è facile trovarlo poiché sito in una piccola stradina interna. La via è deserta, suono il campanello e subito mi apre L., un giovane volontario originario della Costa D’Avorio che vive in Italia da quasi  due anni. Mi mostra il centro e resto piacevolmente colpita: la sala d’ingresso è ampia e luminosa, una grande cartina al muro e diversi libri sugli scaffali. Da qui si accede a un lungo corridoio sul quale si affacciano una sala da pranzo e tre ampie stanze al cui interno si contano circa 8/9 posti letto; in fondo, i bagni con le docce. In tutto 24 posti che però al momento non vengono utilizzati.      La casa di accoglienza viene infatti sporadicamente adoperata, in base ad un accordo informale con il Comune di Catania, per ospitare migranti particolarmente vulnerabili, come nel caso degli ultimi dodici ospiti che hanno occupato il centro per poco più di ventiquattro ore la scorsa settimana: una famiglia di siriani con un figlio disabile e alcune donne incinte, che non era opportuno far dormire a terra in un palazzetto dello sport. Ricevo queste informazioni da Giuseppe Palazzo, responsabile del Centro Astalli, il quale mi fa notare che la casa di accoglienza potrebbe essere una risorsa importante di cui disporre, se solo si instaurasse un rapporto di collaborazione continuativo e formale con il Comune. Per diversi mesi, infatti, non è stata messa in atto alcuna convenzione formale e solo negli ultimi giorni si è prospettata la possibilità di una collaborazione più effettiva ed efficace. Non resta dunque che aspettare, ancora una volta, il lento decorso della burocrazia.
Beatrice Gornati
Borderline Sicilia Onlus