Da diverse fonti giornalistiche apprendiamo che l’imbarcazione è giunta a Pozzallo alla vigilia di Ferragosto, dopo un viaggio di circa 3 giorni con partenza dalla Libia. Il barcone è stato avvistato dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto alle 16,20 del pomeriggio, e quindi affiancato dalla Guardia Costiera e scortato, senza effettuare trasbordo, fino al porto di Pozzallo, dove è giunto circa tre ore dopo. Alle operazioni di sbarco hanno partecipato agenti della Polizia di Stato, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana e alcuni medici dell’A.S.P per i primi controlli sanitari. Anche questa volta, il personale volontario addetto alle operazioni di accoglienza, nonostante il poco preavviso, si è attivato in maniera tempestiva e professionale, beneficiando dell’aiuto anche di chi, seppure non in servizio, si trovava nei pressi del porto e ha voluto dare una mano ai colleghi. Alcuni di loro raccontano la scena dell’arrivo descrivendo l’imbarcazione ricolma di profughi in piedi con lo sguardo puntato verso la riva. I migranti hanno viaggiato stipati all’estremo, tra i pochi effetti personali e contenitori colmi di rifiuti, in condizioni disumane.
In seguito ad una prima fase di identificazione da parte dell’Ufficio immigrazione della Questura, i migranti sono stati trasferiti al C.P.S.A. di Pozzallo, dove erano attesi i migranti arrivati lo scorso 13 agosto a Porto Empedocle, dirottati invece a Comiso.
Immediatamente dopo l’arrivo del natante nel porto di Pozzallo, gli uomini della Squadra mobile della Questura di Ragusa hanno arrestato due cittadini tunisini, di 29 e25 anni, individuati come i presunti “scafisti”, condotti poi al carcere di Ragusa. E purtroppo ancora questa è la notizia che trova più spazio tra i media oggi, lasciando sullo sfondo i corpi, i volti e le storie dell’arrivo con tutto il loro carico di umanità e dinanzi alle cui cause dovremmo tutti interrogarci.
Lucia Borghi e Beatrice Gornati
Borderline Sicilia Onlus