mercoledì 31 dicembre 2014

Piu' soldi, piu' commissioni...piu' dinieghi.

Raddoppio delle commissioni territoriali e incremento dei dinieghi?
Ad ottobre il dato è “incredibilmente” alto, addirittura il 48% (a settembre era il 44%): in pratica una risposta su due della commissione territoriale è un diniego della protezione internazionale, e questo è un paradosso, visto che negli ultimi mesi è aumentato il numero di richiedenti asilo originari di Ucraina, Iraq, Afghanistan e Mali,  paesi in guerra o in forte crisi economica/civile che in qualche modo ci vedono coinvolti come Unione Europea.

Che le commissioni operanti in questo momento abbiano avuto direttive ben precise?
Non possiamo rispondere a questa domanda con certezza, ma qualche dubbio ci sorge spontaneamente anche perché il picco è arrivato nel momento in cui il governo ha emanato alcune nuove regole sull’iter del riconoscimento della protezione internazionale con il decreto legge 22 agosto 2014.
La novità più importante è sicuramente l’aumento delle commissioni che da 10 passeranno a 20; infatti alcune sezioni diventeranno commissioni come il caso di Palermo che diventerà sede di commissione (continuerà ad occuparsi delle richieste provenienti dalla città di Palermo e Messina), mentre Trapani avrà una nuova sezione che sarà ad Agrigento. Tutto questo ovviamente avrà tempi lunghi come da consuetudine italiana e le altre 10 commissioni (e le sezioni) non entreranno a regime prima della metà del 2015.
Ovviamente ad aumentare non saranno solo le commissioni e i dinieghi, ma saranno anche i soldi che arriveranno a pioggia nelle città che saranno sede di commissioni ma non solo. Infatti altra novità prevista dal decreto legge è uno stanziamento di oltre 100 milioni di euro per  il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (parte della cifra servirà anche per i rimpatri); inoltre per l’anno 2014, i comuni siciliani maggiormente interessati dalla pressione migratoria vengono esclusi in parte  dal conteggio del patto di stabilità. Le città e i paesi interessati sono Agrigento, Augusta, Caltanissetta, Catania, Lampedusa, Mineo, Palermo, Porto Empedocle, Pozzallo, Ragusa, Siculiana, Siracusa e Trapani. 
Altra novità è il trasferimento della competenza della commissione territoriale nel caso in cui il richiedente asilo venga trasferito da un centro ad un altro lungo la penisola. Questo eviterà viaggi molto esosi per i richiedenti asilo e notti sotto le stelle per sostenere l’audizione in commissione; mentre l’ultima novità è una prassi già adottata da diverse commissioni, e cioè che il colloquio tra il richiedente asilo e la commissione si svolgerà di norma alla presenza di uno solo dei componenti, con specifica formazione e, ove possibile, dello stesso sesso del richiedente. In un secondo momento il componente che effettua il colloquio sottopone la proposta di deliberazione alla commissione che decide collegialmente. Come detto questa prassi è già diffusa in moltissime commissioni, ma il problema che si riproporrà è che la maggior parte dei membri delle commissioni non è adeguatamente preparato a sostenere un’audizione (specialmente i supplenti che non hanno il tempo necessario per prepararsi) .
Queste le novità che mette in campo il governo in questo momento in cui le decisioni dovrebbero essere di ben altro orientamento, visto che la gente continua a morire, mentre politici e burocrati sono soltanto preoccupati di trovare le risorse da far ricadere a pioggia su amici e sodali vari.  Attualmente le dieci commissioni in campo hanno tempi lunghissimi, quasi due anni, con personale poco formato e spesso con interpreti non all’altezza del compito assegnatogli.  Inoltre alcuni verbali sembrano più degli interrogatori di polizia che delle audizioni di richiedenti asilo. Chi sceglierà i prossimi membri? Quali i criteri? Quale la formazione? Altre domande a cui probabilmente non avremo mai una risposta.
Concludiamo questa disamina con i dati della commissione territoriale di Trapani (che comprende anche la sezione di Palermo) in cui le percentuali non si discostano dalla media nazionale: circa il 40% di dinieghi con soltanto il 10% di status di rifugiato riconosciuto soprattutto ad eritrei, somali siriani e afghani, il 20% di protezione sussidiaria riconosciuto a nigeriani,  maliani del nord e pakistani, 30% di protezione umanitaria riconosciuta a minori, persone con problemi sanitari e personali.
Il problema enorme resta il dopo commissione,  soprattutto per chi ha avuto il diniego, un baratro per le tantissime persone che cercano soltanto di vivere degnamente questa vita dopo una fuga che li ha costretti a lasciare il proprio paese di origine; i problemi riguardano sia l’accesso alla possibilità di fare ricorso in tribunale che l’accoglienza. Non ci sono risorse e progetti previsti per questa fase perché probabilmente meno remunerativi per noi italiani e per noi europei.


Alberto Biondo
Borderline Sicilia Onlus