martedì 3 marzo 2015

Newsletter SICILIAMIGRANTI - febbraio 2015

  • Ennesima strage nel Mediterraneo: piu’ di trecento migranti perdono la vita in mare
  • Da Mare nostrum a Triton: il fallimento annunciato delle nuove politiche di gestione dei soccorsi
  • Nuovi sbarchi: Lampedusa torna ad essere il primo punto di approdo
  • I limiti dell'accoglienza che rimane focalizzata sull'emergenza
  • La tutela dei diritti dei migranti come primo passo per la costruzione di una societa' migliore

ENNESIMA STRAGE NEL MEDITERRANEO: PIU’ DI TRECENTO MIGRANTI PERDONO LA VITA IN MARE

E’ stata una strage preannunciata quella che ha visto più di 300 migranti perdere la vita in mare solo nei primi giorni di febbraio. Centinaia di persone morte per assideramento e ipotermia, raggiunte troppo tardi dai soccorsi decisamente inadeguati, che hanno sostituito le operazioni di Mare Nostrum
Il salvataggio dei migranti è stato delegato per lo più alle piccole imbarcazioni della Guardia Costiera, nonostante le pessime condizioni meteo, e l’operazione si è rivelata totalmente fallimentare. Mentre i migranti non possono rimandare la loro fuga dalla guerra e dalle violenze, sempre più incalzanti, il loro arrivo diventa sempre più incerto e affidato alla buona sorte

DA MARE NOSTRUM A TRITON: IL FALLIMENTO ANNUNCIATO DELLE NUOVE POLITICHE DI GESTIONE DEI SOCCORSI

Le pesanti criticità di Triton e del nuovo sistema dei soccorsi erano già note a chi si interessa della situazione dei migranti e non ha esitato a denunciarle dall’inizio. I racconti di chi riesce ad arrivare denunciano le gravi conseguenze di questi cambiamenti, in un momento in cui la situazione in Libia va sempre più ad aggravarsi.
Purtroppo però, anche dinanzi alle nuove stragi, la propaganda di alcuni politici mira solo ad offuscare le vere cause del fenomeno migratorio, e presenta come unica soluzione la difesa e la chiusura delle frontiere, spingendo ad un’indifferenza totale verso chi è costretto a scappare per sopravvivere  rischiando nuovamente la vita.
Alla luce dei recenti eventi risulta invece improrogabile un radicale cambiamento delle politiche e delle leggi europee in materia di immigrazione, unitamente all’immediata riorganizzazione del sistema di prima accoglienza.

NUOVI SBARCHI: LAMPEDUSA TORNA AD ESSERE IL PRIMO PUNTO DI APPRODO

Lampedusa torna ad essere il primo punto di arrivo per chi si mette in mare
Gli sbarchi continuano anche in condizioni metereologiche decisamente avverse, che mettono ancor più alla prova la precarietà dei mezzi di soccorso, e danno il polso della drammaticità della situazione in cui si trovano i profughi.
L’arrivo a Lampedusa e nei luoghi di successivo trasbordo, porta alla luce anche tutte le problematiche irrisolte della prima accoglienza. Le condizioni al CPSA lampedusano, gestito adesso dalla Misiericordia di Isola Capo Rizzuto, risultano allarmanti, con la presenza di centinaia di migranti costretti ad attendere condizioni favorevoli al trasferimento. Ma anche sulle coste siciliane si ripropongono situazioni tristemente note: i numerosi e ravvicinati arrivi sono gestiti ancora troppo spesso con sistemazioni e trasferimenti che vedono i migranti alloggiati in centri sovraffollati e richiedono immediatamente un coordinamento più strutturato.

I LIMITI DELL’ACCOGLIENZA CHE RIMANE FOCALIZZATA SULL’EMERGENZA

La lentezza del sistema burocratico e l’ingiustificabile disomogeneità delle prassi tra le diverse Questure e Commissioni, si accompagna ancora frequentemente ad una gestione improvvisata dei centri di prima accoglienza.
 A Rosolini, in un Cas riaperto da poco, una trentina di migranti attende da mesi di poter iniziare la procedura di richiesta di protezione internazionale, senza ricevere un adeguato supporto legale. Mesi e mesi trascorsi in sospeso in una struttura distante dal centro abitato, dove vige la regola di uscire accompagnati dagli operatori, che diventano l’unico punto di riferimento per i profughi. In un contesto dove la buona volontà di alcuni non può e non deve giustificare gli inadempimenti del centro.
Anche gli ospiti dell’albergo Alessi, Cas di Mazzarino, reclamano un’assistenza legale che spetta loro di diritto ma che dichiarano di non avere, approfittando della nostra visita per illustrare tutti i loro dubbi sulle procedure ed il lavoro della Commissione, ponendo l’accento sulle modalità discriminatorie nei confronti dei cittadini provenienti dal Punjubi.    
Rimangono ancora infinite le attese dei minori non accompagnati, alloggiati in grandi centri di prima accoglienza. Nel Cas di Villa Montevago a Caltagirone, riaperto da novembre con una nuova gestione, i ragazzi vivono nell’attesa di andarsene, contando i giorni che li separano dal tempo massimo dei tre mesi, dopo i quali sanno che per legge dovrebbero essere trasferiti in una struttura adeguata
In una situazione altamente scoraggiante, c’è chi comunque rimane consapevole dei propri diritti e determinato nel chiederne conto a chi di dovere. Esasperati dall’infinita attesa, un gruppo di minori alloggiati al Cas la Madonnina di Mascalucia, si reca in protesta davanti alla Prefettura di Catania. In questo caso, la risposta delle istituzioni, è l’immediata notifica del raggiungimento della maggiore età, per alcuni, e il loro trasferimento presso il CARA di Mineo, che vede la presenza di 4000 migranti per una capienza di 1800 persone.
All’ex Ipab Conservatori Riuniti di Scandurra di Messina, i minori presenti sono invece 136.Un numero decisamente elevato, nonostante l’ampiezza della struttura, per un centro di prima accoglienza che per legge ne può ospitare fino ad un massimo di 60. Una gestione discreta e attenta alla presa in carico del minore, nata e sorretta però dalla perenne logica dell’emergenza, e costantemente esposta a tutto quello che da ciò ne può derivare.

LA TUTELA DEI DIRITTI DEI MIGRANTI COME PRIMO PASSO PER LA COSTRUZIONE DI UNA SOCIETA’ MIGLIORE

La situazione di crisi e mancanza di coesione sociale impone un attento monitoraggio ai fatti riportati dalla cronaca, spesso inesatti e forieri di nuovi atteggiamenti discriminatori. La denuncia di quattro venditori abusivi di sigarette nei pressi del cara di Pian del Lago, e i continui allarmi per la diffusione di un nuovo mercato illegale, forniscono una ricostruzione molto parziale della situazione.
Fortunatamente, chi non ha voce, riesce a volte a trovare gli strumenti per difendersi.E’ questo il caso di un giovane senegalese, destinatario di un provvedimento di respingimento emesso dal questore di Siracusa, che ha inoltrato un ricorso vincente. Il suo avvocato difensore, ricordando che le controversie in materia di protezione internazionale fanno capo alla giustizia ordinaria, si è appellato anche alle sentenze della Cassazione, sottolinenando che l’Italia non è dispensata dal dovere di rispettare i propri obblighi, derivanti dall’art. 3 della Convenzione per il fatto che i ricorrenti avrebbero omesso di chiedere asilo o di esporre i rischi cui andavano incontro”.

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