venerdì 9 ottobre 2015

Hotspot per i migranti, “un tritacarne ingestibile che si intaserà presto”

La dura analisi del giurista Fulvio Vassallo Paleologo nel giorno della visita del commissario europeo Avramopoulos al primo già attivato a Lampedusa. “Un sistema di chiusura e di privazione della libertà personale: non ha alcuna base legale e riprodurrà la clandestinità”
Redattore Sociale – È molto critico il commento del docente universitario Fulvio Vassallo Paleologo sul ruolo che avranno gli hotspot che a novembre dovrebbero essere tutti attivati.
“Dei 5 previsti in tutta la Sicilia – esordisce il giurista ed esperto in flussi migratori – per la fine di novembre, è stato attivato solo quello ubicato di Lampedusa (oggi visitato dal commissario europeo Avramopoulos) all'interno del vecchio Centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola, un luogo all'interno del quale si erano già verificati trattenimenti arbitrari che sono costati all'Italia una condanna da parte della Corte Europea dei diritti dell'Uomo. Ancora in questi giorni il trattenimento prolungato in condizioni di totale limitazione della libertà personale, nei casi in cui le persone rifiutino di sottoporsi al prelievo delle impronte digitali, contrasta con i principi affermati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo in quanto si tratta di una misura restrittiva priva, al momento, di una base legale certa nell'ordinamento interno”.
“Gli hotspot sono una scelta fallimentare che genera un sistema otturato in uscita, e in cui si violano i diritti fondamentali degli immigrati – incalza Vassallo Paleologo –. Siamo davanti a un sistema di polizia dettato da provvedimenti limitativi della libertà personale senza alcun intervento del giudice, senza libertà di comunicazione esterna né di difesa legale, soprattutto se si procede a rimpatri collettivi o altro”.
“L'apertura degli hotspot è frutto solo di atti d'indirizzo politico dei consigli europei con un'impronta palese di chiusura – continua lo studioso -. Con il pretesto di smistare e identificare e selezionare i migranti economici da quelli che non lo sono, rischieranno di diventare un vero e proprio tritacarne intasato dal numero di migranti che potrebbe diventare ingestibile. Consideriamo che per procedere all’identificazione occorre molto tempo. All'Italia si chiede, in questo momento, la responsabilità del controllo delle frontiere a cui non corrisponde ancora però una vera solidarietà europea (condivisioni degli oneri) perché i numeri parlano chiaro. Il sistema degli hotspot rischia di intasare il sistema e di esplodere presto”.
“Rimane dunque da accertare giorno per giorno che conformazione assumeranno gli hotspot – spiega ancora il docente - che l'Unione Europea, con procedure al di fuori delle regole date dalle Convenzioni europee, e senza precise basi legali, a livello europeo e nel diritto interno, ha deciso di imporre all'Italia e alla Grecia. Nel tentativo, già fallito in partenza, di identificare attraverso le impronte digitali tutti i migranti dopo l'ingresso in questi due paesi, senza però garantire al contempo un tempestivo trasferimento legale verso i paesi del nord Europa. Gli hotspot vengono proposti come centri che dovrebbero migliorare la condizione dei richiedenti asilo, ma stanno diventando di fatto luoghi di riproduzione della clandestinità. L'unica cosa che cambierà è lo status giuridico dei migranti che vi entreranno – spiega ancora - entro 72 ore dovranno essere o ricollocati nei Paesi del Nord Europa, o trasferiti in altri centri di accoglienza o rimpatriati, o, più concretamente, gli verrà dato un foglio di via con l'obbligo di lasciare l'Italia. I migranti non potranno stare negli hot spot più di 72 ore - ribadisce Vassallo - come sarà possibile valutare le situazioni personali di ciascuno? Il sistema si ingolferà ed è quindi destinato a fallire”. (set)