mercoledì 21 ottobre 2015

Lampedusa: isola o laboratorio?

Da sempre il "sud" è centro di sperimentazione per il mondo occidentale, e Lampedusa e i lampedusani ancora una volta vengono "usati" dai potentati europei per sperimentare le nuove disposizioni in materia di immigrazione. 
Ancora una volta i lampedusani dovranno subire le falle di questo sistema, ora di hotspot, di smistamento di essere umani, mettendo in campo tutta la solidarietà e capacità di accoglienza di cui sono capaci.

Forse questa volta non sarà sufficiente, forse occorrerà riproporre un altro 2011 per far comprendere ai politici che gli hotspot sono un tappo pronto a saltare, specialmente in un'isola in cui i collegamenti con la terraferma nel periodo invernale sono difficili: ci chiediamo come verranno trasferiti, divisi, setacciati, catalogati i richiedenti asilo dai migranti economici.

L'Europa vuole essere sempre più fortezza,mettendo in piedi un sistema di muri, blocchi che porterà soltanto a nuove privazioni della libertà senza alcuna possibilità di accesso alla difesa giuridica.

Con la trasformazione del CPSA di contrada Imbriacola, da circa un mese a Lampedusa è entrato a pieno regime il primo hotspot italiano. In pratica in questo luogo dovrebbero essere preidentificati i potenziali richiedenti asilo (per essere smistati in Europa attraverso le fantomatiche divisioni in quote) e da questo luogo dovrebbe essere rimpatriati i migranti economici (o trattenuti nei CIE), nel giro di 72 ore!

Quale la base giuridica di questo nuovo crimine europeo? In Italia passano anche due anni prima di decidere se una persona ha diritto ad una protezione internazionale e adesso si può fare in 72 ore?

Tante domande senza risposta e tanta confusione anche per attori istituzionali, in primis prefettura e questura, che non mostrano chiarezza operativa, probabilmente alla base della tensione vissuta nei giorni scorsi all’interno dell’hotspot di Lampedusa.

Appena 10 giorni fa i migranti chiusi nel centro dell’isola, soprattutto eritrei che si rifiutavano di fornire le proprie impronte digitali, sono usciti inscenando una protesta nella centrale via Roma, sventolando lenzuola al grido LIBERTA'. Proteste riproposte nei giorni a seguire, nel corso delle quali i protagonisti chiedevano disperati di lasciare l'isola.

A un certo punto la decisione di lasciarli partire. Ma, non si sa per quale motivo, una ventina di eritrei la mattina della partenza uscendo dal centro si sono riversati al porto, convinti che non tutti sarebbero partiti. Così alcuni di loro si sono buttati in mare con l'intento di non far partire il traghetto per Porto Empedocle.
Attimi di tensione sciolta dall’intervento del nucleo sommozzatori per salvare ancora una volta le persone dal mare famelico.

Alla fine, giovedì scorso circa 120/130 persone state trasferite col traghetto di linea al centro di smistamento di Siculiana, Villa Sikania, probabilmente prossimo alla trasformazione in hotspot.

Le proteste non sono finite in contrada Imbriacola, dove sempre la scorsa settimana circa 50 marocchini hanno cominciato lo sciopero della fame. Con tutta probabilità non avranno lo stesso trattamento degli eritrei.

Continueremo a seguire con attenzione gli sviluppi e l'evoluzione dell'hotspot isolano che probabilmente implicheranno anche l'ampliamento dello scalo aereo per effettuare rimpatri direttamente da Lampedusa!

Che tutto è una sperimentazione si evince da quello che è avvenuto una volta che i migranti sono arrivati a Villa Sikania. Una quindicina, già identificati a Lampedusa (sotto lo sguardo attento di funzionari europei), una volta arrivati a Siculiana nel centro di smistamento sono scappati. Il che fa credere che nessuno abbia spiegato loro il nuovo ingranaggio che li avrebbe dovuti ricollocare in qualche altro Stato membro, visto che rientravano nel registro delle quote europee.

Ma la confusione e le politiche discriminatorie europee vengono confermate da un altro grave episodio che da qualche mese si ripete con una certa frequenza, non solo ad Agrigento: il 5 ottobre scorso 12 dei 109 migranti trasferiti da Lampedusa (dove erano arrivati il 29 settembre) a Villa Sikania, sono stati "buttati fuori”, messi per strada, con un provvedimento di respingimento differito! Con tutta probabilità questi migranti hanno “pagato” la sfortuna di non avere trovato posto nel sistema di accoglienza italiano che oggi grazie a Mafia Capitale risulta meno capiente per mancanza dei posti dell’emergenza!

Un'Europa che non ha un’idea di accoglienza, un'Italia che cerca solo business; persone che scappano da una non vita e vengono rinchiuse, respinte, lasciate in mezzo ad una strada, pensando che così si risolvono i problemi! Ma stanno ancora affinando le tecniche: siamo in un laboratorio e a Lampedusa sono ancora in piena sperimentazione.

Alberto Biondo

Borderline Sicilia Onlus