venerdì 13 maggio 2016

Lampedusa: riprendono i trasferimenti e i rimpatri e le proteste continuano


In questi giorni stiamo assistendo all’innesco di una serie di proteste a catena in ogni città siciliana che sembra aver contagiato il resto d’Italia, segno che il sistema non funziona, anche se i nostri politici fingono di non vedere e cercare soluzioni. 
A Lampedusa la situazione resta sempre tesa dove a protestare, nella villetta comunale, dopo 6 giorni è rimasto un gruppo di 20 persone, quasi tutte sudanesi in sciopero della fame da tre giorni, tra i quali c’è una donna in gravidanza che si rifiuta anche i controlli medici. Da poche ore altri 5 migranti hanno deciso di cessare la protesta, rientrando nell'hotspot per essere identificati.
 
Il resto dei manifestanti (circa 40 persone) è rientrato mercoledì sera nel centro, sottoponendosi alle operazioni di identificazione volontariamente e senza paura di ritorsioni grazie alla mediazione fatta nei giorni scorsi e alle garanzie contrattate con la polizia dall’ associazione Askavusa e dal Forum della Pace di Lampedusa, col contributo di Borderline Sicilia, che ha prestato ai manifestanti la consulenza legale necessaria a rispondere ai tanti interrogativi che i migranti hanno manifestato in ordine alla loro condizione ed al loro futuro in Italia.
Un percorso ad ostacoli, pieno di insidie, quello che attende i migranti arrivati in Italia, che ieri ha colpito un gruppo di maghrebini (tunisini, marocchini ed egiziani). Il loro sogno si è interrotto a Lampedusa dove, dopo aver partecipato alle proteste dei giorni scorsi, ieri sono stati identificati e trasferiti, con delle fascette di plastica strette ai polsi, a Palermo in aereo, per effettuare il loro rimpatrio. Almeno tre tunisini sono stati trattenuti al Cie di Caltanissetta mentre il resto del gruppo è rimasti in aeroporto in attesa dei voli charter per la Tunisia ed il Marocco. Gli egiziani sono stati dirottati su Catania per seguire lo stesso destino. Le procedure di riconoscimento sarebbero state effettuate all’interno dei due aeroporti siciliani, alla presenza di funzionari dei rispettivi paesi di origine, firmatari di accordi bilaterali con l’Italia.
Questa mattina la Polizia è tornata a tentare una mediazione con il gruppo dei manifestanti in sciopero della fame e che rifiuta le cure mediche. Anche alcuni membri di Askavusa e del Forum della Pace continuano a sollecitare la cessazione dello sciopero della fame temendo per la vita di queste persone.
Continua a manifestare, chiedendo la chiusura immediata dell’hotspot di Lampedusa oltre che lo sgombero dei manifestanti, anche l’ex parlamentare Angela Maraventano, che con la sua sdraio da spiaggia sosta da 4 giorni (in orario di ufficio) anche lei presso la villa comunale dell’isola accanto ai migranti in protesta.
Stamattina, cessato lo scirocco, finalmente la nave è ripartita, permettendo il trasferimento di un centinaio di persone, tra le quali ci sarebbero alcuni migranti che avevano aderito alla protesta e che poi hanno accettato la loro identificazione. All’interno dell’hotspot di  Lampedusa sarebbero rimaste circa 130 persone compresi un gruppo di minori, trattenuti da quasi 20 giorni.
Violazione di diritti e prassi illegittime si susseguono senza sosta alcuna, come accade per i minori ad Agrigento. Soldi che non arrivano alle comunità che hanno deciso di portare i minori davanti la prefettura per protestare contro i ritardi dei pagamenti che arrivano fino a sei mesi; il che provoca una serie di disservizi, tra cui il mancato pagamento degli stipendi agli operatori, nonché la mancata liquidità per i beni di prima necessità dei minori che ovviamente sono l'anello debole di questo ingranaggio e attori non consapevoli della precarietà delle politiche migratorie italiane. Il fatto è ancor più grave se si pensa che ad Agrigento è la provincia italiana dove ci sono più strutture per minori e che il prefetto Morcone nell'audizione alla commissione di indagine per i centri di accoglienza ha affermato che i fondi per i minori e per gli spray ci sono e sono dati regolarmente ai comuni e alle prefetture, quindi ci chiediamo chi sta giocando sporco?
Il prefetto di Agrigento che già deve avere a che fare con la patata bollente dell'hotspot di contrada Imbriacola dovrà verificare che risposte deve dare ai migranti e ai gestori dei centri che hanno strappato la promessa di un incontro per il 18 maggio, ultima data prima delle dimissioni dei minori (oggi erano in piazza in trecento) dai centri e conseguente chiusura delle strutture.
Nella nostra giurisdizione abbandonare i minori è reato, e pure molto grave e questa situazione, insieme alle problematiche legate alle mancate nomine dei tutori sono reati che restano quasi sempre impuniti.
Alberto Biondo
Borderline Sicilia