martedì 7 marzo 2017

Minori stranieri non accompagnati: un orfanotrofio a cielo aperto

Secondo i dati del Ministero dell'Interno sono 25.846 i minori sbarcati in Italia via mare nel 2016. È la Sicilia la regione che ospita la percentuale più alta. All’interno del programma di monitoraggio dei nuovi centri di prima accoglienza, la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha visitato Catania e Noto. Pesanti, però, le denunce di Oxfam e Borderline Sicilia.

Ph. Repubblica.it
Da nord a sud, prosegue il viaggio della Garante, Filomena Albano. Dopo l’episodio di Cassano delle Murge (Bari), in cui la Garante è stata trattenuta dai minori che, disperati per le condizioni in cui vivono, hanno reclamato il diritto di essere ascoltati, il viaggio è proseguito in Sicilia. Catania e Noto, le tappe raggiunte il 3 e il 4 marzo. Il percorso di monitoraggio, iniziato a gennaio a Firenze, Bologna e Torino, con l’obiettivo di verificare le condizioni dei minori per facilitarne il processo di integrazione, ha raggiunto la regione italiana in prima linea nell’accoglienza dei minori soli (5.876 in Sicilia al 31 gennaio 2017, secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali).

Parola alla Garante. Oltre al tavolo di lavoro con le istituzioni, tre i centri visitati a Catania ed uno a Noto. Di “vulnerabilità e fragilità” ha parlato la Garante, riferendo che “i tempi della prima accoglienza vanno ben al di là di quelli previsti dalle legge”. Dopo 60 giorni, infatti, i minori ospitati dovrebbero essere trasferiti in centri di seconda accoglienza, deputati ad offrire una serie di servizi, tra cui quello scolastico, idonei alla tutela e alla crescita. Alcuni, però, prima di essere trasferiti attendono anche otto mesi, durante i quali – a discrezione della struttura – tendenzialmente non vengono coinvolti in alcuna attività. Pur riconoscendo l’esistenza di una rete istituzionale nella regione siciliana e definendo idonei i centri visitati, Filomena Albano ha posto in evidenza alcune criticità: “procedure disomogenee, carenza di posti, mancanza di integrazione”. “Le informazioni raccolte” – fa sapere – “saranno inserite in un resoconto prima dell’estate”.

La denuncia di Oxfam. Di privazioni materiali, diritti negati e accoglienza improvvisata parla, invece, il rapporto "Grandi speranze alla deriva”, redatto all’interno del progetto OpenEurope da Oxfam, in collaborazione con Borderline Sicilia e Diaconia Valdese. Minori rinchiusi negli hotspot di Pozzallo e Lampedusa o trattenuti sulla banchina del porto di Augusta, assieme agli adulti, in condizione di promiscuità, per settimane. Minori abbandonati per mesi in centri in cui, talvolta, sono costretti a dividere per pranzo un panino in quattro. Minori all’oscuro dei loro diritti, a cui viene depennato l’anno di nascita per occultarne la minore età, impossibilitati a comprendere quanto gli accade per mancanza di mediatori che parlino la loro lingua, o più semplicemente l’inglese e il francese. Minori costretti a cercare vestiti nei bidoni dell’immondizia, vittime in alcuni casi di violenza psicologica e fisica da parte di quegli stessi operatori assunti per proteggerli. Minori che attendono mesi per vedersi assegnato un tutore. E, raggiunta la maggiore età, vengono prelevati nel cuore della notte e abbandonati per strada.

Monitoraggio in loco. Sono 5.373 i minori irreperibili secondo l’ultimo rapporto del Ministero del Lavoro. Di questi, solo una parte si allontano per proseguire il viaggio alla ricerca di parenti e familiari (principalmente quelli provenienti dall’Eritrea). Gli altri, di cui si perdono facilmente le tracce giacché nessuno li cerca, abbandonano i centri in cui sono stati inseriti. Tra le motivazioni per cui fuggono, Lucia Borghi, impegnata nel monitoraggio della Sicilia Orientale per Borderline Sicilia Onlus, ne individua alcune: isolamento dai centri cittadini, assenza di cure, integrazione, servizi, chiarezza, tutela. “L’approccio è quello emergenziale. Non c’è la volontà di creare una prassi, sebbene i flussi migratori perdurino da anni”.


Accoglienza fai-da-te. “Tempi lunghi, mancanza di progettualità, abbandono e frustrazione”, è quanto riportato dall’avvocata Paola Ottaviano di Borderline Sicilia che racconta di “frequenti episodi di violenza e abusi all’interno dei centri”. “Chiunque in Italia si può improvvisare gestore di un centro di accoglienza straordinario” – denuncia. “Con l’apertura dei CAS si è creato un business. Non ci sono controlli. Mancano persone competenti. C’è un flusso di denari senza paletti, con la logica di ricavare il massimo offrendo il minimo”. Per quanto riguarda i minori la Sicilia è lasciata sola, perché la normativa vigente prevede che i servizi sociali del comune di approdo prendano in carico i minorenni sbarcati. E, se si tiene conto che aumenta il numero dei bambini stranieri giunti sulle nostre coste (11 mila in più rispetto al 2015) e che in Italia ogni giorno 28 scompaiono nel nulla, si comprende forse meglio la portata del dramma che sta trasformando un’isola in un orfanotrofio a cielo aperto, assieme alle stazioni di Catania, Roma e Milano dove i minori attendono ancora una volta un mezzo per fuggire e cercare speranza.

Maria Cristina Fraddosio